L’Italia è ancora molto lontana nell’uso di Internet, tanto da collocarsi al penultimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea.
È questa la realtà fotografata dal Rapporto Cotec (Cooperazione tecnologica) 2018 sull’innovazione tecnologica in Italia, Portogallo e Spagna.
I rapporti Cotec si basano su dati statistici di diversi organismi nazionali e internazionali, come Istat, Ocse, Commissione Europea, Banca Mondiale e World Economic Forum.
Il nostro Paese è indietro anche nella sfida della trasformazione digitale, dove occupa il 19° posto sui 28 Paesi dell’Ue.
Dal rapporto emerge infatti che l’Italia ha 87,5 pubblicazioni annue per 100 ricercatori, malgrado le scarse risorse, sia pubbliche che private, e il numero basso di ricercatori e brevetti.
Cresce tra il 2000 e il 2015 il numero di ricercatori per 1.000 lavoratori, pari a 4,93 nel 2015, numero basso tuttavia se confrontato ai quasi 14 della Finlandia che guida la classifica.
L’Italia resta invece indietro per numero di laureati nella fascia tra i 15 e i 64 anni: il 16,5% nel 2017, più di dieci punti percentuali al di sotto della media in Europa.
Anche riguardo ai brevetti la situazione non è delle migliori. L’Italia ne ha il numero più basso tra il 2011 e 2016, sia per il settore biotecnologie, pari a 337 contro gli oltre 13.000 degli Stati Uniti in cima alla classifica, che per quello dell’Ict e delle nanotecnologie: 305 e 25, rispettivamente, contro gli oltre 38.000 e i 760 degli Usa.
Si riducono le risorse finanziarie e umane dedicate alla innovazione, con evidenti ripercussioni negative sul futuro della competitività delle imprese e del benessere individuale e sociale.
Le statistiche mostrano nel 2016 un calo in Italia degli investimenti in ricerca e sviluppo, ridotti di 545,7 milioni di euro rispetto al 2015.
Delle 1.000 imprese europee più innovatrici nel 2016 solo 38 sono in Italia, 7 in meno del 2015, contro le 290 del Regno Unito in vetta alla classifica.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it